domenica 24 maggio 2015

Al voto! Con Luca Pastorino e Marcello Napoli

Luca Pastorino
Più che un voto sarà una zingarata per me.
Verrò giù apposta dalla Slovenia per votare, affitterò una macchina e darò mille passaggi in "bla bla car".
Per cui la domanda è chi me lo fa fare?
Luca Pastorino che è candidato Presidente della Liguria e Marcello Napoli candidato al Consiglio regionale per "Rete a Sinistra" potrei rispondere brevemente, ma c'è di più.
Per la prima volta mi ritrovo a votare al di fuori del recinto democratico.
Per un iscritto da oltre 7 anni e rappresentate nelle istituzioni del PD, da quasi 3, non è cosa semplice e la scelta è ponderata, e ponderato è il fatto di renderlo pubblico.
Penso che due persone come Luca e Marcello meritino il mio pieno sostegno, perché per me politicamente son come un fratello maggiore e uno zio, con cui ho condiviso tante avventure umane e politiche e anche qualche divergenza.
Sono due calciatori, e pur non avendoli mai visti giocare, me li immagino aggueriti, pieni di stile, abilità tattica e con l'incredibile capacità di rassenare il peggior clima da spogliatoio, per cui per me, portiere sgraziato nel calcio a 5 (più facilmente 4) del giovedì sera, sono spesso un modello, quel sorriso, humour e parlata silenziosa, a volte un po' mangiata, che li fa subito essere amici.
Sono poi espressione di "Rete a Sinistra", un laboratorio politico su cui ho dubbi, l'ho visto da vicino e ne conosco i protagonisti, ma che penso meriti più di un voto, insomma una bella scommessa su cui è giusto e doveroso puntare, perché la nostra Liguria ha bisogno di onestà e di un progetto con tutti gli occhi sul territtorio e non soltanto gli accordi di potere, perché il PD, in particolare in Liguria, è sempre più "il potere per il potere".
"Rete a Sinistra" ha saputo mettere in campo molte candidature valide a cui mi dispiace non offrire altrettanto sostegno, ma qualificano un progetto che è di squadra, anzichè la solita guerra tra bande delle preferenze, una battaglia solitamente piena di codici d'onore e sgambetti a cui nel 2012 avevo preso parte con le municipali e che spero di aver portato avanti con lealtà e correttezza.
C'è un capolista, Gianni Pastorino, che si è presentato subito a me con un difetto evidente, essere compagno di classe di mio padre #SiScherza, ma con cui ho avuto modo di parlarci e ho colto una solida preparazione politica e capacità di analisi che, in un mondo sempre più di improvvisati, fanno emozionare.
C'è un Consigliere comunale, Enrico Pignone, con cui condivido l'amore "Borselliniano" per Sestri Ponente ("Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare." P.Borsellino) e che è tra i più efficaci nel spingermi tra le braccia di un nuovo soggetto politico dicendomi che c'è bisogno di gente come me.
E ci sono molti altri in "Rete a Sinistra" che conosco o che conoscerò.
Infine so che alcuni di coloro che mi seguono hanno un certo ritegno nel votare "Rete a Sinistra" per cui avrei altri consigli, ma in ogni caso il mio candidato Presidente è Luca Pastorino.
La "Lista Pastorino" in cui c'è candidato Gianpy Malatesta, un amministratore "pane al pane e vino al vino" che sa appassionarsi come non mai e che sto seguendo da Lubiana sui social network con enorme piacere, perché so quanto sia travolgente.
E poi per chi è ostinato a votare PD il mio parere è che la preferenza sia da dare a Sara Di Paolo, con questa campagna elettorale sta conducendo un "viaggio ligure" alla ricerca di energie da liberare, un messaggio positivo e di speranza, che in un PD ligure ancorato in queste regionali alla logica del "meno peggio" fine a se stessa risulta una vera perla rara.
Marcello Napoli
So che arriveranno le critiche e i veleni da corridoio politico con questa mia dichiarazione di voto, ma la mia è una dichiarazione estremamente personale, di fiducia, fatta col cuore. Perché in sette anni di esperienza politica ho imparato, che di strateghi, di proclami e collocamenti ideologici fini a se stessi non ci si può fidare e spesso offrono profonde delusioni. Io non voglio essere tra chi delude, spero di non starlo facendo adesso e son pronto a discutere e a confrontarmi (ne ho un gran bisogno) con chi volesse.
Grazie e buon voto!

Alberto Spatola

venerdì 8 maggio 2015

Lettera ad una sinistra nascente. -Di proclami mi sono rotto le scatole, voglio una utopia concreta-

Lettera ad una sinistra nascente suona un po' come scarpe rotte eppur bisogno andar.
Ma qui il tema non è se si deve andare, camminare, questo è fuori di dubbio, la questione è verso cosa, visto che di certo non miro alla rossa primavera.
Perché se no è camminare alla ceca, sballotati da avversari abili nel traccheggiare in questa epoca di cambiamenti, invece la sinistra ha bisogno di una "utopia concreta" in grado di farci trovare la strada.
Lei è all'orizzonte. [...] Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare. [Eduardo Galeano]
Prendendola alla lontana abbiamo bisogno di mettere in soffitta molto del nostro passato e sapere fare una sintesi positiva per il futuro.
Penso che la grande tragedia del secolo scorso sia stata il divorzio tra libertà e giustizia. Una parte del mondo ha sacrificato la libertà in nome della giustizia, e l'altra parte ha fatto l'opposto. [...] Ricucire quel legame rappresenta la grande sfida di questo nuovo secolo. [Eduardo Galeano]
Giustizia e Libertà verrebbe da dire in maniera semplice e nostalgica guardando agli anni '40-'50, guardano a quel secondo dopo guerra, le cui scelte a sinistra, hanno condannato l'Italia all'immaturità politica e non solo. Ma se la sinistra vuole avere un futuro non deve mettersi a rincorrere nè le rosse primavere come vorrebbe qualcuno, nè il Partito d'Azione come vorrei io.
La sfida è più grande delle nostre etichette e ha bisogno di sforzi trasversali, una federazione chiara negli intenti e nei programmi ed elastica nelle categorie, perché non abbiamo bisogno di una nuova gabbia, per alcuni più piccola, per altri più grande, ma di un nuovo campo da arare (verrebbe da dire "da costruire", ma tra i chiari intenti e programmi ci vuole il cemento zero, per cui il campo lo ariamo, anche perché il campo c'è già).
Passando alla pratica dobbiamo già ora chiarire che dobbiamo sconfiggere i crescenti nazionalismi ed egoismi, ponendoci in un ottica europea e quindi interrogarci sulla collocazione in EuroParlamento. Nella GUE -sinistra europea-, per poi chiederci i danni di guerra l'un l'altro? No, grazie. Sembra questione di poco conto, ma SEL si è spaccata anche su questo, al netto dei trasformismi alla Migliore, c'è anche stata una lettera di Fava che solleva molti dubbi ancora attuali, e che posso fare miei nei confronti della "sinistra nascente".
La scelta, per me, non è tra la rassegnazione a una deriva minoritaria in cui non mi riconosco più e l’adesione a un’altra forza politica (il PD ndr): esiste anche il primato della propria coerenza e soprattutto della propria autonomia. Senza alcuna subalternità nei confronti di nessuno. [Claudio Fava]
E a proposito di coerenza ieri Civati citando Piero Gobetti e uscendo dal PD ha detto una cosa ineccepibile.
[...] si può coltivare la coerenza come voleva Gobetti (vero antidoto per lui al potere per il potere), si può banalmente fare quello in cui si crede, che si sente profondamente. [Giuseppe Civati]
E qui si apre un altro tema enorme, molto più vicino a quello che posso far io e a quello che decreterà se la "sinistra nascente" avrà un futuro.
Come evitare che la "sinistra nascente" sia l'ennesima formazione percepita, con gran ragione, come coaugulo di "potere per il potere", per Gobetti, come abbiamo visto, si deve coltivare la coerenza, secondo me non basta.
Ci sono di mezzo due ostacoli, uno è lo studio, la formazione, perché solo una cultura profonda può consentire di coltivare una coerenza sincera e per questo la "sinistra nascente" dovrà afferrare tra le mani meno bandiere e più libri, fare meno petizioni su internet e scaricare più ebook.
L'altro ostacolo sono le persone, gli abitanti della sinistra.
Gli abitanti della sinistra sono divisi in tre categorie a mio parere: gli ideologi, gli strateghi, i costruttori.
Gli ideologi son quelli che aprono per primi il banchetto, che però ha portato un altro compagno, son quelli che parlano più forte e in maniera più radicale, sono i puri che epurano, hanno strani innamoramenti, si dicono da sempre nel movimento, ma hanno provato a candidarsi sempre in liste diverse, qualche volta sono stati eletti e hanno fatto solo del casino.
Gli strateghi son quelli che fanno discorsi vuoti, ma che appaiono pieni di significato, son quelli che hanno la parola d'ordine per far scattare l'applauso quando la riunione va per le lunghe in modo tale che poi in un'altra stanza siano loro a decidere mentre gli ideologici gli danno le pacche sulle spalle, sono quelli che se si aprono un po' scopri che sono più di destra di Renzi, anche, se non soprattutto, nei metodi, e son finiti a sinistra perché isolati e scartati a buon ragione e ora coltivano con morbosità sogni di gloria in partiti piccoli che cercano di ritagliare sulla loro misura, grazie al supporto degli ideologici, che essendo solitamente di età avanzata, riflettono la loro voglia di carriera su questi strateghi.
Se beccate un giovane ideologo è la fine, brucerà tutta la buona militanza intorno a se come un piccolo Stalin di quartiere che gioca alla Siberia, perché solo questo sanno fare giocare, vorrebbero essere degli strateghi, ma sanno fare soltanto sermoni fumosi e polverosi, dopo poco lo capiranno e si metteranno al fianco di uno stratega da pochi soldi divenendo dei lacché bavosi.
Infine i costruttori che sono la maggioranza relativa solitamente, ma devono scontrarsi con l'arroganza degli altri due gruppi e i dubbi dovuti alla volontà di costruire una sinistra di governo pronta ad interrogarsi sul come mettere in pratica i propri principi.
Sono solitamente molto diversi tra loro i costruttori perché sfuggono alle etichette e hanno un background anarchico, pur capendo che il mondo è ben lontano dai sogni libertari e quindi i costruttori soffrono, hanno le facce contrite durante le assemblee e riescono a sorridere grazie ai loro hobbies e guardando alle singole persone.

Se vogliamo dar vita alla "sinistra nascente" dobbiamo aiutare i costruttori ad aver coraggio perché questo è il loro momento. Mettano nel dimenticatoio strateghi e ideologici, solo così potremmo mettere da parte le logiche da sommatoria, stile Sinistra Arcobaleno, e il senso di inutilità che ora la sinistra offre all'elettorato che vede in essa l'ennesima formazione di potere per il potere e molto spesso in preda all'incoerenza.
Tutte quelle citate per me sono precondizioni perché si possa scomettere un cent sulla "sinistra nascente" che se avverranno potrebbero mettermi nelle condizioni di dare il mio contributo.
Altrimenti è meglio studiare aspettando tempi migliori. Perché abbiamo bisogno di nuove proposte, di nuovi programmi, di una nuova "utopia concreta", poi i leader arriveranno, anche in maniera inaspettata come in Viva la libertà -Il trono vuoto-, invece di proclami e di giochi di potere ci siamo rotti le scatole, di fare altre battaglie congressuali, nel cortile dietro casa mi sono rotto le scatole.

Alberto Spatola

mercoledì 6 maggio 2015

Finalmente a casa. (mentre quelle politiche sono in macerie)

Ero sul confine con la Slovenia, dalle parti di Gorizia, e ho inviato l'sms che riporto al Segretario regionale del PD ligure Giovanni Lunardon, a cui avevo confidato il mio malessere nel condividere ruoli di responsabilità nel PD in virtù del mio impegno (se pur da oltre confine) per Luca Pastorino e vista anche la mia "analisi" della situazione del PD attuale.
Poi sono entrato in Slovenia e mi son sentito finalmente a casa.
"Alla fine come avrai saputo ho seguito il tuo consiglio, niente autosospensione dagli organi di Partito in cui sono, visto che ho constatato che è opinione comune che questo sia il momento della guerra tra bande e del fraintendimento, e che quindi un gesto di chiarezza e correttezza non verrebbe capito, e che quindi il valore dell'esempio non sia di casa nel PD.
Questo mi fa pensare che siamo sempre più in un Partito irrecuperabile, ma se ci sarà un spiraglio di ricostruzione voglio esserci, sperando di essere nelle condizioni di poter dare il mio contributo, perché è troppo semplice dirmi che sono una colonna portante del PD locale, che non devo mollare, e poi ritrovarmi senza agibilità politica.
A presto e buona campagna!
PS: a Sestri, come sempre, è già partita la caccia al dissidente da parte dei "tuoi", cioè la parte più retriva del Partito appena un goccio meno banditesca dell'altra.
"
P.P.S.: pubblico l'sms non per volontà di trasparenza morbosa, ma perché credo di aver lì ben sintetizzato la mia relazione col PD.

Alberto Spatola