domenica 23 ottobre 2011

Documento sull’Organizzazione del Partito Democratico

Documento sull’Organizzazione del Partito Democratico

La riflessione sull’organizzazione del Partito è tanto utile quanto è lampante la crisi democratica che sta attraversando il paese, se consideriamo come questa involuzione si stia affiancando ad una preoccupante crisi economica. dovremmo facilmente dedurre che i due fenomeni siano in parte collegati e come ne siano in parte collegate le soluzioni.

Senza doversi addentrare in una disanima approfondita, ci possiamo trovare concordi nel dire che vi sia sempre un maggior bisogno di Politica, in grado di fare scelte importanti, in grado di farci uscire da questa situazione, ma le decisioni hanno bisogno di un forte sostegno sociale ed è per questo che nel far le nostre proposte abbiamo seguito una importante riferimento: la partecipazione. Partecipazione che vorremmo sia utilizzata anche nel valutare le idee discusse presso Stabilimenti, vorremmo infatti che le proposte, di questa conferenza programmatica, non siano discusse solo in sede di segreteria o direzione regionale, ma anche, dove possibile, attraverso referendum tra gli iscritti.

Abbiamo quindi trattato i temi che maggiormente hanno animato il dibattito sul documento del Segretario Bersani, scritto in vista della conferenza nazionale sul Partito, molti intorno alle primarie e altri sul rapporto Partito ed eletti nelle istituzioni.

Rapporto iscritti ed elettori

Spesso si descrive il rapporto tra iscritti ed elettori, come un rapporto conflittuale, in virtù di presunte superiorità degli uni in quanto "militanti" e degli altri in quanto "società civile".

Questa prospettiva è probabilmente viziata da una prospettiva particolaristica, che non permette di vedere come se gli elettori hanno acquisito un nuovo ruolo, inedito, un tempo riservato di fatto alla dirigenza, adesso sia arrivato il momento di rivedere la figura del militante: affidandogli nuovi ruoli che vadano oltre quelli tradizionali.

Prima di tutto nei circoli si può notare un forte bisogno di essere partecipi del processo di elaborazione politica in atto, che però difetta nel coinvolgere la base.

Per questo pensiamo sia utile che si istituiscano dei forum tematici di elaborazione politica permanenti in cui mettere in sinergie gli iscritti e gli elettori del Partito e inoltre:

— Proponiamo che vi si istituiscano dei gruppi di lavoro permanenti, in ogni unione municipale, di riviera o di vallata, in cui, attraverso la gestione e la moderazione di un membro delle segreterie dei circoli, si interagisca con gli elettori delle primarie, per coinvolgerli su alcune tematiche e ricevere proposte.

— Proponiamo che sia possibile a tutti gli iscritti partecipare e contribuire ai dipartimenti tematici territoriali, possibilmente visibili sul sito del Partito in streaming.

— Proponiamo che i dipartimenti tematici siano propedeutici alla conferenza programmatica regionale e che quindi ogni autunno concludano il loro lavoro con proposte strutturate sotto forma di documenti politici.

— Proponiamo che tutti i segretari di Circolo siano informati, per mezzo email, ogni qualvolta un dipartimento territoriale si riunisce.

— Infine il ruolo degli iscritti può essere rivalutato se all’iscritto si da la possibilità di valutare il lavoro degli eletti e dei dirigenti di Partito, ma ancor di più se si istituisce, anche a livello regionale e locale, il referendum com’è previsto all’articolo 28 (Referendum e altre forme di consultazione) dello Statuto nazionale, in modo da ricevere il parere degli iscritti in merito a problematiche che dividono il Partito, su cui non si trovi una sintesi, oppure soltanto a fine consultivo.

Primarie di coalizione e ruolo del Partito Democratico

Nell’analizzare il problema, del rapporto PD e coalizione, si deve sottolineare come la costruzione delle coalizioni, in virtù di vincoli precedenti alle elezioni, sia una pratica tutta italiana, dovuta soprattutto alla legge elettorale vigente per l’elezione del Parlamento. Inoltre, oltre al cosidetto "porcellum", si aggiunge anche una certa remora, culturale e di calcolo politico, che il PD ha nel proporsi in maniera distinta alle elezioni, anche laddove la legge elettorale lo permetterebbe.

Sarebbe quindi utile, per uscire fuori dal giogo delle alleanze, riformare il sistema politico a partire dal livello nazionale, e saperci proporci con candidati e programmi, in modo da fare del PD il rappresentante del centrosinistra.

Se però guardiamo l’esistente e ci si focalizza su come rendere le primarie di coalizione non uno strumento di conta interna al Partito, si possono fare alcune proposte:

— Proponiamo che, seguendo il principio del comma 4 dell’articolo 20 (primarie di coalizione) dello Statuto nazionale, un iscritto al Partito Democratico alle primarie di coalizione si possa candidare solo se correla alla sua candidatura le firme di almeno il quaranta per cento degli iscritti nel relativo ambito territoriale e il venti per cento dei componenti dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente.

— Inoltre proponiamo che il Partito dia sostegno logistico, organizzativo ai suoi candidati alle primarie di coalizione in modo tale che si crei un vincolo Partito-candidato, iscritti-candidato che scoraggi il sostegno a figure esterne al partito da parte dei militanti e scoraggi iscritti al PD a candidarsi come indipendenti aumentando le divisioni nel Partito.

Registro e Albo degli elettori

In questi quattro anni di Partito Democratico, ogni qualvolta si è proceduto ad elezioni primarie, si sono raccolti i dati degli elettori ex-novo senza mai far riferimento ai dati raccolti precedentemente perché non si è istituito un albo degli elettori.

Oltre alla semplice messa in funzione di uno strumento utile anche per poter coinvolgere gli elettori proponiamo:

— Proponiamo che ci si possa iscrivere all’albo anche presso le sedi dei circoli del Partito e su internet.

— Proponiamo che l’albo venga aggiornato ad ogni elezione primaria senza che venga "azzerato" ogni volta.

— Proponiamo che i dati non sensibili (Nome e Cognome e data di nascita) siano pubblici e con la possibilità di segnalare, anche via internet, agli organi competenti, eventuali persone iscritte ad altri partiti o movimenti politici avversi o concorrenti al Partito Democratico.

— Proponiamo che tutti i dati raccolti siano custoditi secondo gli opportuni vincoli dettati dalla legge sulla privacy, ma vi sia pertanto la possibilità di consultare l’albo, da parte dei candidati alle primarie del Partito, per la pubblicizzazione della loro candidatura e del proprio programma, e da parte dei segretari di circolo per il territorio di competenza.

— Proponiamo che in caso di primarie di coalizioni, si istituisca per l’occasione un registro degli elettori, col solo scopo d’essere utilizzato per la campagna elettorale dell’alleanza.

Svolgimento delle primarie laddove vi sia rischio di infiltrazione mafiose

Laddove vi sia il rischio di infiltrazioni di stampo mafioso può essere utile evitare di procedere ad elezioni primarie per la scelta delle candidature, ma una scelta di tale peso può essere presa solo dal segretario nazionale e solo in virtù di candidature autorevoli di conclamata competenza e moralità. Pertanto per poter far si che vi sia una costante attenzione sulla ingerenza delle mafie nel sistema politico:

— Proponiamo che si istituiscano commissioni antimafia che si occupino di segnalare i casi in cui si vi è il rischio che i risultati delle primarie vengano viziati da infiltrazioni mafiose. Per rendere evidente la consapevolezza che le mafie non siano un fenomeno limitato ad alcune aree del paese, si propone che le commissioni antimafie siano cinque: una per il Nord Ovest (Liguria, Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia), una per il Nord Est (Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia), una per il Centro (Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Molise), una per il Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), una per l’area insulare (Sardegna, Sicilia).

Rappresentanza territoriale nelle direzioni

Nella relazione del Segretario nazionale vi è la proposta che parte delle direzioni dei diversi ambiti territoriali sia espressione degli organi direttamente inferiori. Questa è una proposta più che condivisibile, ma che va approfondita per evitare che porti ad un indiretto allargamento ingiustificato delle direzioni e che gli organi inferiori (per esempio, per la direzione territoriale, le unioni municipali, di riviera, di vallata, eccetera) non seguano prassi democratiche nell’esprimere i loro rappresentati o che vengano rappresentati in maniera proporzionale.

Pertanto:

— Proponiamo che, l’elezione dei rappresentati degli organi di base, avvenga attraverso un voto ponderato ad ogni elettore che può esprimere due preferenze, uno per genere, nella direzione di competenza.

— Proponiamo infine che l’assemblee di partito siano diminuite nel loro numero, non per tagliare la rappresentanza, ma per non renderle pletoriche e quindi ininfluenti, per far si quindi che, diminuite nel loro numero, vincolino le direzioni a non essere maggiormente allargate rispetto ad ora.

Elezione degli organi regionali del Partito

Con la relazione del Segretario nazionale Bersani si sono aperti diversi interrogativi sul livello regionale del Partito cui è giusto dar risposta.

Con la nascita del Partito Democratico il livello regionale, rispetto ai partiti precedenti, ha acquisito un importante ruolo politico, di elaborazione e di costruzione di nuova classe dirigente, in virtù soprattutto dell’utilizzo dello strumento delle primarie per l’elezione del Segretario regionale e dell’Assemblea regionale. Pensiamo che in virtù di una visione federalista del Partito sia utile mantenere le primarie come strumento per eleggere l’assemblea regionale e il suo Segretario, visione federalista fondamentale per una vicinanza ai territori, anche quelli rurali, che rappresenta una importante fetta della popolazione, dove il PD ha meno voti, e per compensare l’importante ruolo dato agli amministratori con la riforma elettorale del 1993.

Inoltre:

— Proponiamo che l’elezione del Segretario regionale non sia contestuale, ma avvenga due autunni successivi alle elezioni primarie per l’elezione del Segretario nazionale, così come era nelle intenzioni dello Statuto nazionale che prevedeva un fase costituente nazionale di due anni e regionale di quattro, rendendo non contestuali le due elezioni primarie.

— Proponiamo che, come avviene per il Segretario nazionale, il Segretario regionale sia il candidato Presidente di Regione per il Partito Democratico, questo eviterebbe divisioni in sede di possibili primarie di coalizione, darebbe maggiore impulso ad un processo di federalizzazione del Partito che sta dando importanti e interessanti frutti rendendo fondamentali le primarie per l’elezione del Segretario.

Rapporto Partito ed eletti nelle istituzioni

Molti fatti confermano l’opinione comune che negli ultimi anni vi sia sempre meno collaborazione tra gli eletti nelle istituzioni e il Partito, è inutile dire come questa mancanza sia risolvibile con un cambiamento culturale che porti gli organi di Partito ad avere una maggiore autorevolezza e a spersonalizzare il confronto politico ed elettorale.

Per poter però già solo intraprendere un percorso di maggiore collaborazione tra gli organi di Partito e gli eletti nelle istituzioni del Partito Democratico:

— Proponiamo che si istituisca una mailing list tra i capigruppo del PD, i segretari e i responsabili di dipartimento, in cui si comunichi quando vi sono le riunioni di consiglio, di giunta, delle commissioni e relativi ordini del giorno e delibere.

— Proponiamo inoltre che le informazioni, comunicate ai segretari e ai responsabili di dipartimento, laddove possibile e utile, siano pubblicate sui siti del Partito Democratico.

— Proponiamo infine che sia esplicito compito dei dipartimenti tematici regionali e territoriali organizzare periodici incontri di rendicontazione dell’operato degli eletti, in cui anche il Partito faccia proposte sull’attività legislativa o amministrativa.

Riconoscimento giuridico dei Partito

Molte volte sono stati presentati disegni di legge che mirano a riconoscere i Partiti a livello politico. È indubbio che sia necessario una regolamentazione del sistema dei Partiti in Italia, in maniera tale che si agevoli le liste già presenti nelle assemblee elettive e che invece faccia richieste maggiori alle liste di nuova presentazione.

In questa direzione ci siamo mossi con la proposta di legge elettorale per l’assemblea legislativa ligure e pensiamo che i codici elettorali possano essere il giusto strumento per riconoscere in maniera indiretta i Partiti.

Costi della politica

Molte volte si confondono gli opportuni tagli ai privilegi e ai costi-sprechi della politica, con tagli alla rappresentanza. Numerose proposte di riforma, a volte anche del PD, hanno invece confuso i due piani facendo sì che questo momento in cui vi è attenzione sui "costi della politica", non sia anche l’occasione di riorganizzare la struttura statale in maniera più efficiente.

Ne sono un esempio gli Enti Locali, a cui si sono ridotti i relativi consigli, ma non si è pensato a riformarli, se non con famosi "tagli orizzontali", come sarebbe utile. Facendo un altro esempio, noi riteniamo che non è con il dimezzamento dei parlamentari che si riducono i "costi della politica", ma attraverso il superamento dell’anomalia del bicameralismo perfetto, sostituendo il Senato con un Consiglio delle regioni i cui membri siano espressione degli Enti Locali.


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