mercoledì 3 ottobre 2018

Cosa imparare dall'arresto del Sindaco di Riace

Mimmo Lucano, Sindaco di Riace (Calabria)
Andare oltre i titoli di giornali e le narrative contrapposte.
Con l'arresto di un simbolo dell'accoglienza i fari sono puntati sulla gestione della immigrazione, sulla frattura nell'opinione pubblica, piuttosto che su ciò che è realmente accaduto.
Andando quindi oltre i titoli, i tweet compiaciuti degli stronzisti e la solidarietà a priori, emerge che il meccanismo dell'accoglienza che si è creato a Riace non è sotto attacco, anzi in precedenti indagini si sottolinea come sia un modello di rilevanza internazionale, nonostante alcune leggerezze nel seguire le regole.
I motivi dell'arresto, sono dovuti ad assegnazioni del sistema dei rifiuti del Comune avvenute in maniera irregolare e di aver arrangiato matrimoni tra italiani e cittadine straniere che rischiavano di non poter più risiedere in Italia.
E queste accuse sono da confermare, si è proceduto all'arresto perché se confermate si ritiene che Mimmo Lucano da Sindaco possa continuare a commettere atti illeciti.

Quando si parla di politica si citano solo uomini forti, uomini soli al comando, e ci dimentichiamo degli uomini (e donne) lasciati soli: i Sindaci, gli amministratori locali.
Non voglio creare una categoria di puri, perché la politica locale è ben lontana dalla santità. Ma l'amministrazione locale è spesso il primo passo per chi vuole fare politica e presenta più difficoltà che le prove di Ercole.
La vicenda dell'arresto di Mimmo Lucano conferma come la politica non sia un facile cammino, dove anche gli ideali più belli e la volontà più tenace si scontrano con uno Stato disfunzionale, la mancanza di supporto di una rete, di una comunità e di quanto sia necessario studio e conoscenza se si vuole cambiare il mondo, anche un paese montuoso di pochi abitanti.
Tutto questo manca, e a colmare questo vuoto ci sono persone coraggiose come Mimmo Lucano e tanti altri Sindaci e amministratori locali, ma purtroppo sempre più spesso invece di ideali ci sono interessi, invece di studio e preparazione, c'è improvissazione e dilettantismo, invece di uno Stato che funziona ci sono tagli e meccanismi senza senso, invece di visione e concretezza, vuota propaganda.

Servono comunità.
La politica è sempre più attenta a creare divisioni per individuare il proprio clan e ci si abbassa per parlarci in maniera indistinta. Si propongo politiche e soluzioni sempre più individuali non per risolvere i problemi di una comunità, ma per creare un senso di dipendenza tra il politico e chi vive in solitudine il proprio problema.
Questa però non è politica, è speculazione sul consenso, roba da avventurieri della cosa pubblica. Roba da Rocco Casalino, e la sua voglia di ferragosto mentre Genova crolla.
Il caso di Riace ci insegna invece quanto sia difficile, ma possibile e necessario far rinascere un paese, investire nelle comunità, con dei progetti chiari, dei valori condivisi e delle persone vere che ci si dedichino.

Per non arrestare il futuro (che è più importante delle persone).
Non va accettato che la battaglia sia tra un senso comune dell'ordine, se pur disumano, e una accoglienza senza regole, fatta con bontà, ma che porta confusione.
Difendere Mimmo Lucano a prescindere, lasciando intendere che sia necessario non rispettare le regole per fare accoglienza, isola ancora di più chi sostiene una società empatica, aperta.
L'unica cosa che si ottiene e che chi giustamente vuole legalità riempa le fila degli stronzisti anche se condivide i valori di solidarietà di Riace.
Abbandoniamo l'uso frenetico dei Social Network, le fondazioni e le chiaccherate nei propri orticelli e bolle. Facciamo formazione.
Sono solito usare l'aggettivo ottocentesco in termini negativi, ma ritroviamo lo spirito delle Università Popolari, le biblioteche nelle sezioni, ritroviamo quello spirito ottocentesco per cui la politica è questione di popolo ed è modo per imparare tutti assieme come migliorare la società. Servono sicuramente strumenti nuovi per far ciò, ma le esperienze non mancano, serve che se ne abbia consapevolezza della necessità e si inizi a remare in questa direzione.
Perché abbiamo un disperato bisogno di classe dirigente.
Il caso di Riace ci insegna quindi quanto serva una nuova politica, e che possiamo fare tutte le manifestazioni di solidarietà che vogliamo per Mimmo Lucano, ma un solo Sindaco, non basta.
Serve una politica che si renda conto che è possibile gestire la cosa pubblica in maniera diversa, ci sono le persone pronte a farlo, ci sono le idee e le comunità pronte ad abbracciare le novità pur di rinascere.
Serve quindi una nuova politica che guardi alle comunità del nostro paese per ascoltarle, capirle, investendoci con un piano che non abbia paura di essere coraggioso.
Come a Riace.

P.S.: Per approffondire il caso Riace.
"Migranti e integrazione: il modello Riace che fa scuola all'estero e l'arresto del Sindaco", Valigia Blu;
"Pro-refugee Italian mayor arrested for 'aiding illegal immigration'",
The Guardian.

Alberto Spatola

sabato 3 febbraio 2018

I mostri e la vita, Macerata

Da una slide di presentazione della mia tesi triennale in "Storytelling, Political Communication and European Integration"
Cari amici che siete immersi in questa campagna elettorale, che sembra un girone infernale dantesco, se pensate di fare campagna elettorale sui fatti di Macerata vi sbagliate di grosso.
La battaglia in Europa e occidente (quindi in Italia pure) è tra aperto e chiuso, tra ponti e muri. Ma non si vince cercando i mostri altrui.
L'unico risultato è mettere al centro della discussione pubblica l'identità, la difesa nazionale e la sicurezza.
Non dividiamoci tra Saviano e Salvini, la maggior parte delle persone non ci vedranno il nesso, e prevarrà solo chi è poi sulla scheda elettorale con un messaggio chiaro in merito. Spoiler, Salvini.
Serve invece costruire progetti che portino le persone assieme, invece che dividere.
Così come fece da deputata Jo Cox in UK, che si preoccupò di quella parte di Inghilterra dimenticata, sola, rifugiati e non solo, guidando la Commissione sulla solitudine che ora trova spazio nel Ministero della solidutine.
Jo Cox che come ricorderete fu uccisa tragicamente durante la campagna referendaria Brexit-Remain, da un fanatico che urlò "Britain First".
Sappiamo poi come andò a finire quel voto, non commettiamo lo stesso errore, con la stessa incapacità di capire dove stia andando il paese.
Un paese fragile che si lascia affascinare facilmente da sirene nere, come dimostra, se pur in maniera maldestra e scopiazzata, il film "Sono tornato", e la realtà quotidiana in cui ancora oggi, come si è visto a Cantù, si fa fatica ad accettare un medico nero, che commenta però il fatto con una saggezza a cui dovremmo ispirarci.
Non cerchiamo quindi i mostri altrui che portano solo morte, ma celebriamo la nostra voglia e le opportunità della vita, nella differenza, nella tolleranza.

Alberto Spatola