Molte volte si parla sui media di temi riguardanti la laicità, l'etica, la famiglia. Ma cosa si intende per laicità? La cosa più sconvolgente di tutto il dibattito è il neonato progressivo scontro cattolici-laici, Stato-Vaticano che è reiniziato dalla consultazione referendaria sulla legge 40. Quel referendum doveva esser un forte monito alla sinistra che doveva capire come dallo scontro non si guadagna nulla e che purtroppo la gente i cui spermatozoi viaggiano ad una normale velocità, che sono sposati e non sono gay o lesbiche di fronte a qualunque mobilitazione rispondono con la vecchia regola craxiana di andare al mare.
E quindi quale deve essere il ruolo del legislatore che si definisce laico se vuol portare qualche risultato senza cadere nello scontro? E chi invece è disponibile ad un dibattito anche sui diritti altrui anche se i suoi spermatozoi vanno ad alta velocità, felicemente coniugato senza nessuna tendenza gay o lesbica?
La vera domanda è la seconda perché è inutile cercare di aprire un dialogo solo nei transatlantici basato sulla prerogativa di mettere le ideologie da parte perché il re è nudo e se si spogliassero i parlamentari sotto gonne e pantaloni si troverebbero cilici, cannabis, il resto delle sere precedenti e molto altro… scoprendo lobby trasversali non coniugabili.
Quindi quale può essere una soluzione per uscire dalla matassa?
Portare il dialogo tra i cittadini, pur evitando di scendere al livello di dibattiti da bar, sfruttando tutti i canali di apertura della politica, pochi, per contaminarla e farla partire sempre più dal basso, e in questo caso si che si può parlare senza ideologie perché a nessuno frega se i gay sono una devianza o sono naturali il fatto è che ci sono, sono una realtà è in quanto tale esigono diritti.
Sono amare riflessioni quelle che sto facendo perché non è edificante prendere atto che abbiamo una classe politica sorda a certe questioni (se non a fine propagandistico) e che la società civile disposta a parlare di diritti altrui è un élite.
Eppure c’è chi, non in Italia, è riuscito dando uno sguardo d’insieme e inserire le diverse problematiche etiche, riguardanti la laicità, in un contesto diverso, cioè all’interno dell’intero sistema, politico, economico, sociale, etc… è Zapatero.
Sia la destra che la sinistra italiane di fronte alla politica del governo Españolo hanno reagito in modo campanilistico senza capire che i matrimoni gay fatti dal P.S.O.E. non sono né una crociata laicista di un ateo salito al potere né un’utopia irraggiungibile che l’Italia deve guardare con il cannocchiale. Leggendo diverse interviste del premier Spagnolo (il Socialismo dei cittadini, Feltrinelli; Micromega, intervista di Paolo Floris D’Arcais, dibattito sulla laicità) ho avuto modo di capire che i matrimoni gay si inseriscono all’interno di un programma legislativo ben preciso, all’interno della cosiddetta politica “del terzo pilastro” cioè una politica che mira al riscatto delle fasce oppresse (donne, gay, disabili, giovani con lavori atipici,…) facendo in modo che queste zone della società si responsabilizzino con nuovi diritti, e diventino parte attiva della vita economica-sociale. Un'inversione dell'idea che il benessere porti diritti, in questo modo sono i diritti che creano benessere (la Spagna ha un P.I.L. che viaggia con oltre il 3% d’aumento annuo).
Perdonatemi il sunto eccesivo di un’intera politica di governo, ma vorrei evitare di uscire dalla questione iniziale. Le critiche a questa politica è che molte volte Zapatero è ricorso non a leggi o vere riforme ma semplici innovazioni mediatiche, come cambiare il termine nella costituzione “disabili” in “diversamente abili”. Critiche che in Italia grazie alle gerarchie ecclesiastiche (e anche di laici) diverrebbero incontrollabile propaganda.
Allora qual è la via da perseguire per fare nuove leggi, non solo i DI.CO.?
Diverse le proposte, tra cui quella di Cacciari che intervistato propone di ufficializzare il concetto di “coppia di fatto” nella carta costituzionale perché non si può lasciare ad una legge un compito così difficile. Altra proposta “di apertura” è quella di monsignor Fisichella che indica come possibile strada (intervista di Lucia Annunziata, In mezz’ora) quella di una modifica di leggi già esistenti senza la creazione di una nuova che creerebbe un precedente che al mondo cattolico non piacerebbe.
Dopo queste riflessioni e ricerche di opinioni, non voglio concludere tirando fuori dal capello la soluzione, spero solo di aver fatto riflettere, facendo più chiarezza, su questioni in Italia tabù e dove si alzano tremendi polveroni sollevando tuniche e vangeli o scioperi della fame e referendum.
Alberto Spatola
E quindi quale deve essere il ruolo del legislatore che si definisce laico se vuol portare qualche risultato senza cadere nello scontro? E chi invece è disponibile ad un dibattito anche sui diritti altrui anche se i suoi spermatozoi vanno ad alta velocità, felicemente coniugato senza nessuna tendenza gay o lesbica?
La vera domanda è la seconda perché è inutile cercare di aprire un dialogo solo nei transatlantici basato sulla prerogativa di mettere le ideologie da parte perché il re è nudo e se si spogliassero i parlamentari sotto gonne e pantaloni si troverebbero cilici, cannabis, il resto delle sere precedenti e molto altro… scoprendo lobby trasversali non coniugabili.
Quindi quale può essere una soluzione per uscire dalla matassa?
Portare il dialogo tra i cittadini, pur evitando di scendere al livello di dibattiti da bar, sfruttando tutti i canali di apertura della politica, pochi, per contaminarla e farla partire sempre più dal basso, e in questo caso si che si può parlare senza ideologie perché a nessuno frega se i gay sono una devianza o sono naturali il fatto è che ci sono, sono una realtà è in quanto tale esigono diritti.
Sono amare riflessioni quelle che sto facendo perché non è edificante prendere atto che abbiamo una classe politica sorda a certe questioni (se non a fine propagandistico) e che la società civile disposta a parlare di diritti altrui è un élite.
Eppure c’è chi, non in Italia, è riuscito dando uno sguardo d’insieme e inserire le diverse problematiche etiche, riguardanti la laicità, in un contesto diverso, cioè all’interno dell’intero sistema, politico, economico, sociale, etc… è Zapatero.
Sia la destra che la sinistra italiane di fronte alla politica del governo Españolo hanno reagito in modo campanilistico senza capire che i matrimoni gay fatti dal P.S.O.E. non sono né una crociata laicista di un ateo salito al potere né un’utopia irraggiungibile che l’Italia deve guardare con il cannocchiale. Leggendo diverse interviste del premier Spagnolo (il Socialismo dei cittadini, Feltrinelli; Micromega, intervista di Paolo Floris D’Arcais, dibattito sulla laicità) ho avuto modo di capire che i matrimoni gay si inseriscono all’interno di un programma legislativo ben preciso, all’interno della cosiddetta politica “del terzo pilastro” cioè una politica che mira al riscatto delle fasce oppresse (donne, gay, disabili, giovani con lavori atipici,…) facendo in modo che queste zone della società si responsabilizzino con nuovi diritti, e diventino parte attiva della vita economica-sociale. Un'inversione dell'idea che il benessere porti diritti, in questo modo sono i diritti che creano benessere (la Spagna ha un P.I.L. che viaggia con oltre il 3% d’aumento annuo).
Perdonatemi il sunto eccesivo di un’intera politica di governo, ma vorrei evitare di uscire dalla questione iniziale. Le critiche a questa politica è che molte volte Zapatero è ricorso non a leggi o vere riforme ma semplici innovazioni mediatiche, come cambiare il termine nella costituzione “disabili” in “diversamente abili”. Critiche che in Italia grazie alle gerarchie ecclesiastiche (e anche di laici) diverrebbero incontrollabile propaganda.
Allora qual è la via da perseguire per fare nuove leggi, non solo i DI.CO.?
Diverse le proposte, tra cui quella di Cacciari che intervistato propone di ufficializzare il concetto di “coppia di fatto” nella carta costituzionale perché non si può lasciare ad una legge un compito così difficile. Altra proposta “di apertura” è quella di monsignor Fisichella che indica come possibile strada (intervista di Lucia Annunziata, In mezz’ora) quella di una modifica di leggi già esistenti senza la creazione di una nuova che creerebbe un precedente che al mondo cattolico non piacerebbe.
Dopo queste riflessioni e ricerche di opinioni, non voglio concludere tirando fuori dal capello la soluzione, spero solo di aver fatto riflettere, facendo più chiarezza, su questioni in Italia tabù e dove si alzano tremendi polveroni sollevando tuniche e vangeli o scioperi della fame e referendum.
Alberto Spatola
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