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sabato 3 febbraio 2018

I mostri e la vita, Macerata

Da una slide di presentazione della mia tesi triennale in "Storytelling, Political Communication and European Integration"
Cari amici che siete immersi in questa campagna elettorale, che sembra un girone infernale dantesco, se pensate di fare campagna elettorale sui fatti di Macerata vi sbagliate di grosso.
La battaglia in Europa e occidente (quindi in Italia pure) è tra aperto e chiuso, tra ponti e muri. Ma non si vince cercando i mostri altrui.
L'unico risultato è mettere al centro della discussione pubblica l'identità, la difesa nazionale e la sicurezza.
Non dividiamoci tra Saviano e Salvini, la maggior parte delle persone non ci vedranno il nesso, e prevarrà solo chi è poi sulla scheda elettorale con un messaggio chiaro in merito. Spoiler, Salvini.
Serve invece costruire progetti che portino le persone assieme, invece che dividere.
Così come fece da deputata Jo Cox in UK, che si preoccupò di quella parte di Inghilterra dimenticata, sola, rifugiati e non solo, guidando la Commissione sulla solitudine che ora trova spazio nel Ministero della solidutine.
Jo Cox che come ricorderete fu uccisa tragicamente durante la campagna referendaria Brexit-Remain, da un fanatico che urlò "Britain First".
Sappiamo poi come andò a finire quel voto, non commettiamo lo stesso errore, con la stessa incapacità di capire dove stia andando il paese.
Un paese fragile che si lascia affascinare facilmente da sirene nere, come dimostra, se pur in maniera maldestra e scopiazzata, il film "Sono tornato", e la realtà quotidiana in cui ancora oggi, come si è visto a Cantù, si fa fatica ad accettare un medico nero, che commenta però il fatto con una saggezza a cui dovremmo ispirarci.
Non cerchiamo quindi i mostri altrui che portano solo morte, ma celebriamo la nostra voglia e le opportunità della vita, nella differenza, nella tolleranza.

Alberto Spatola

domenica 26 aprile 2015

Lettera ad un Partito perso

La faccio breve.
Potrei rendere la riflessione molto più profonda, ma è della semplicità che siam voraci.
Il PD era una somma di conservatorismi passati che dovevano produrre il progressismo del futuro, una contraddizione all'apparenza, ma che ha guidato molti, o per lo meno così per me è.
Ora che i conservatorismi passati stanno svanendo la logica si presenta al posto del progetto e così è sempre più concreta la nascita del conservatorismo del presente.
Lo so è ingeneroso semplificare l'incalzante attualità con così poche parole, ma l'intollerabilità sta nelle dinamiche locali del PD, il trasformismo ingenito, l'immoralità e piratismo fatto a cultura politica, la mancanza di riflessione per ottenere la riforma, a volte necessaria, ma mal fatta, spesso inutile, ogni tanto chiara espressione di una politica conservativa e di austerity da periferia dell'impero.
So, come amo dire, che è il governo il metro della politica o, meglio ancora, ma stavolta è Don Milani, bisogna avere il coraggio di sporcarsi le mani. Ma qui, come da 150 anni, si tratta più del solito barcamenarsi, poi per carità si è saputo mettere Berlusconi e alcuni tratti del berlusconismo in soffitta, ma dal cambiare si è lontani.
Penso che il PD di oggi sia più presentabile, ha un suo profilo, ma per quanto camaleontico, "Partito della Nazione", non mi va bene, anche e soprattutto perché manca l'ossigeno per portare avanti idee alternative, come sempre è stato, ma prima c'era la speranza di rottamarli.
Per cui arriva il momento delle scelte, il momento del "che fare?", come ho già scritto.
Non mi metterò certo a firmare manifesti dei dissidenti, perché il voto disgiunto si fa, non si dice, ed ad un certo punto bisogna avere il coraggio di chiedersi se si vuole avere responsabilità in una comunità politica anche coi suoi disvalori oppure no, perché la purezza non c'è e non c'è mai stata.
E il cuore dell'interrogarsi è se il PD è un partito che si è perso, o un partito perso?
Fuori di gioco di parole, il PD è irrecuperabile? Vogliamo far la storia facendogli ritrovare la strada o guardandolo all'orizzonte mentre va alla deriva?
Guardando alla Liguria e guardando a queste ore tutto appare senza speranze, ma dobbiamo saper uscire dalla dittatura del presente, come direbbe Zagrebelsky, e così la domanda diventa più complessa.

Alberto Spatola

martedì 17 settembre 2013

Non basta un retweet, #precariato

Articolo con cui non si sarà sempre pienamente d'accordo, ma che ha il raro dono di far pensare e riflettere.

Alberto Spatola, il Consigliere

giovedì 29 novembre 2012

Con Bersani perché...

La prova che Bersani ha i numeri per governare
Nella versione iniziale questo post era ben più articolato, ma poi mi sono piegato alla sintesi che è sorella della chiarezza e cugina della sicurezza.
Ed è con sicurezza e sincerità che dichiaro il mio sostegno a Bersani per il II turno del 2 Dicembre.
In differenti occasioni ho dichiarato il mio scarso appassionamento verso queste primarie per la mancanza di candidati che sapessero uscire dal loro orticello e che portassero la nostra coalizione in mare aperto.
Così per il primo turno ho votato scegliendo tra diverse Italie, non differenti idee e visioni di paese, così ho scelto quella che sento più vicina, per linguaggio e non solo, quella su cui aveva senso investire e scommettere.
Ora però la domanda è secca: "Chi vuoi alla guida del centrosinistra per governare?".
La risposta è Bersani, perché se non va in mare aperto è giusto che il mare vada da lui, essendo non solo quello ha preso più voti, ma anche colui che ha le carte in regola per far sintesi in questo "mare".
So bene che c'è tanta conservazione nel voto a Bersani, tanta, voglia di sicurezza e tranquillità.
Ma Bersani non è solo questo, non è solo conservazione, Bersani è uno dei migliori amministratori e Ministri che la sinistra abbia offerto.
Perciò ritengo giusto e responsabile votare Bersani il 2 Dicembre, responsabile non perché ci si debba allineare, ma perché è il momento della realtà, anche un po' amara, e accettarla penso vada a beneficio del centrosinistra che si appresta (si spera) a governare.
Penso sia importante che gli elettori lo premino per liberarlo dal grigiore che lo circonda, è giusto che gli elettori lo premino perché ha detto (timidamente) che le primarie dei parlamentari si faranno, perché si dia coraggio a Bersani e all'intera coalizione per essere più netti su molte questioni, perché, se pur plurale, il popolo delle primarie è netto nella voglia di Sinistra, sinistra che non si percepisce coll'odore, ma col tatto: perché le ingiustizie, i privilegi e le disuguaglianze si vivono ogni giorno sulla pelle.
Per questo spero che tutti i candidati, in particolare Renzi e Bersani, sappiano fare squadra sapendo che c'è un elettorato che li condanna a convivere, perché, per quanto conservativo il voto del 25 Novembre, dei segnali li ha dati come la straordinaria partecipazione al voto di Firenze e della Toscana.
P.S.: Anche 007 ha bisogno di innovarsi a volte!

Alberto Spatola

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martedì 20 novembre 2012

Seduta III Commissione MedioPonente, 20-11-2012

Stemma di Sestri P.
Martedì 20 Novembre (domani, ormai oggi) alle h 14,30 vi sarà una seduta della III Commissione consiliare permanente, a cui appartengo, del Municipio VI MedioPonente di Genova, presso la sede municipale di Via Sestri 7.

Potete trovare qui l'ordine del giorno con la convocazione.


Proseguirà la discussione sui canoni d'affitto ridotti per enti e associazioni locate in immobili comunali e svolgono attività di interesse collettivo.

A tal proposito, come ho già fatto in una assemblea degli iscritti PD di Sestri Ponente, mi sento in dovere di esprimere la mia posizione su la questione, che nonostante non vi sia lo streaming durante le sedute di Commissione (hanno "respinto" la mia proposta) sta divenendo di pubblico dominio grazie alla diretta, come dico io, dai "capelli bianchi": il passaparola.

Intanto va spiegata la situazione. Molte associazioni hanno la loro sede presso immobili comunali, in virtù di un contratto (solitamente) di 6 anni, prorogabile, e inoltre spesso usufruiscono di un abbattimento dell'affitto del 90% o del 70% o del 50% sulla base di criteri dati dal Comune di Genova, criteri però, va detto, "a maglie larghe". Nel MedioPonente la quasi totalità delle associazioni, che sono in immobili del Comune, hanno il contratto scaduto e l'abbattimento al 90%: urge quindi rivedere il tutto secondo criteri oggettivi e, cosa rara, spetta ai Municipi questo compito, e al suo interno, alla giunta che, da noi nel MedioPonente, ha voluto coinvolgere per ottenere suggerimenti anche dalla Commissione III.
Qui nasce il misfatto e la saga con tanto di spin-off, prequel, etc... ma che ha avuto inizio con la scorsa Commissione per poi continuare ad appassionarci.
La scorsa Commissione molti si son fatti prendere, in maniera totalmente trasversale dai partiti, da un vento anti casta smarrendo però la bussola e confondendo Palazzo e piazza, sudditi e re e quindi associazioni con gruppi di malaffare. Così ne è nata una discussione in cui si dava la caccia alla associazione presuntamente più inutile, come una moderna caccia agli Iloti.
Il fondo, a mio avviso, si è toccato quando alcuni Consiglieri hanno iniziato a teorizzare che le uniche associazioni degne di un abbattimento al 90 % dell'affitto e di stare in immobili comunali sono le pubbliche assistenze (Croci Verdi, Bianche, etc...) mentre le altre? boh!?
Quando è troppo è troppo, ho fatto un bel respiro, ho tirato fuori tutta la mia parte razionale (ci vuol poco) e ho voluto innalzare un po' il livello (scusate la presunzione) dicendo che quella era la Commissione Cultura e non si poteva pensare di dare una bastonata, simbolica e finanziaria, ad un tessuto associativo ricco e vitale come quello del MedioPonente, che in tutta franchezza, quando abbiamo interpellato per raccogliere preferenze abbiamo trattato coi guanti e gentilezze anche eccessive. Grandi città come Torino specializzano, giustamente, la loro offerta culturale, per esempio puntando sul salone del libro, o divenendo capitale europea dello sport per il 2015, ma i nostri quartieri, che i cittadini vivono ogni giorno, devono avere una vocazione "generalista" e il Municipio per questo non può che porsi in termini di ascolto e aiuto nei confronti delle associazioni, se pur nel solco della correttezza e meritocrazia.
Posta questa analisi, per me alla base di qualunque ragionamento sulle politiche culturali, ho proposto di suggerire alla Giunta municipale un modello, basato su diversi criteri e impegnative, per valutare, ma ancor di più per conoscere, le associazioni e poter decidere a chi destinare gli immobili comunali e di quanto abbattere l'affitto, escludendo però da questa analisi, mantenendo tutti i "benifits", le pubbliche assistenze (Croci Verdi, Bianche, ...) le associazioni di Partigiani (ANPI, FIAP, ...) e le associazioni storiche rappresentantive dei quartieri (Filarmoniche, per esempio).

Alzando il livello e proponendo un disegno coerente (mi scuso anche per l'arroganza), e non facendosi prendere dalla voglia di far cassetta sulle spalle delle associazioni, come precedentemente qualcuno sembrava aver intenzione, in Commissione non si son potuti che dire d'accordo col percorso da me proposto, anche se molti hanno messo in discussione la "tutela" per "ANPI e Filarmoniche", cosa che da antifascista, membro del direttivo ANPI di Sestri ed ex trombettista, non posso digerire.
In seguito, al di fuori della Commissione e delle istituzioni vi sono altre sono state telefonate, racconti, altre pagine di questa (avvincente?) saga, insomma cose meno edificanti di questo post scritto per far chiarezza e luce.
Nel frattempo, proprio uscendo dalla scorsa Commissione, ho fatto un rovinoso (soprattutto per il mio naso e labbro) incidente in bici e ho potuto tastare "con naso" l'importanza della Croce Verde, ma ciò non mi ha minimamente fatto tornare indietro sulle mie posizioni, è sulla necessità di avere un panorama culturale plurale nei quartieri: sulle mie idee ci metto la faccia, anche se poi ci rimetto la faccia (battuta facile).
Questi i fatti. Al momento la saga è in attesa di nuovi interessanti sviluppi, che potrebbero arrivare domani.
Stemma di Cornigliano

Torniamo però a noi e all'ordine del giorno della Commissione III di domani, ormai oggi (20/11/2012).

Dovremo dare un parere anche sulle tariffe agevolate per i possessori di "Green card" per l'accesso agli impianti sportivi. Di seguito i documenti relativi a questo punto:
delibera comunale qui;

richiesta parere qui;
tariffe per il 2013 qui.

Come sempre vi sarà la diretta Twitter e Google plus con l'hastag #MedioPonente


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mercoledì 7 novembre 2012

Si poteva far di meglio, si scherza! Complimenti Obama

Elezioni Presidenziali USA 1964

Elezioni Presidenziali USA 2012 (dati ufficiosi)





P.S.: Quando finalmente l'Europa sarà una federazione, avremo anche noi la nostra Florida! 



Alberto Spatola

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sabato 13 ottobre 2012

Flashmob: L'Europa, ora!

Per fermare la crisi, Europa Federale subito!
Con questo "urlo" saremo Domenica 14 (domani) in piazza De Ferrari, Genova, a partire dalle ore 16 con il Movimento Federalista Europeo e la sua giovanile (J.E.F.).
A Genova come in moltissime altre città italiane, ma ancor di più durante la settimana, in altre città europee, a dire che risolvere i nostri problemi uscendo dall'Europa è una brutta illusione, invece dobbiamo proseguire nel sogno europeo che ci ha accompagnato per sei decenni "premiato" ora con un'innaspettato premio Nobel per la pace.
Per una Europa che non sia né un museo né una camicia di forza, ma il luogo dove importanti e diversi popoli coesistono per donarsi nuovamente un futuro.
Una prima Domenica diversa, europeista sperando che possa essere così ogni giorno.
W l'Europa!
P.S.: per essere presente al Flashmob rinuncio a tornare a vedere quel bel prato verde che potete vedere nel leader del sito, potete fare una rinuncia anche voi per l'Europa!
P.P.S.: Ecco il video dell'iniziativa ad opera del Secolo XIX  http://bcove.me/b41w33bp

Alberto Spatola

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mercoledì 3 ottobre 2012

Mi rottamo!

Lettera di dimissioni dagli organi di appartenza dei Giovani Democratici:

Ho sempre cercato, con tutti i ruoli che ho ricoperto, riuscendoci, anche coi ruoli minori come il rappresentante di classe, di legarmici il meno possibile, portando avanti un obbiettivo e uno stile, cercando d'essere un esempio per chi avesse voluto ricoprire l'incarico in seguito e prefiggendomi anche di creare, costruire, il necessario ricambio.
Questo stesso atteggiamento ho e ho avuto nei confronti dei “Giovani Democratici”.
Penso che il mio ruolo in questa organizzazione sia concluso, se non da semplice iscritto, uso quindi un termine ormai abusato: mi rottamo!
Lascio una giovanile che non mi piace, non è quella per cui mi sono impegnato da quando ho sedici anni, per quattro anni, è una giovanile chiusa, che è si di sinistra, ma solo nella tradizione, nel conservatorismo: nel guardarsi indietro.
È una giovanile, nel suo complesso, incapace di elaborare un futuro che è quello che secondo me spetta primariamente alle giovani generazioni, in particolare alla nostra, in questa epoca.
Vi sono sicuramente sprazzi di luce e “forze fresche”, nonostante tutto, che spero, anche a Genova, sappiano farsi spazio richiedendo il giusto ricambio, che, soprattutto in una giovanile, ci dev'essere.
Spero inoltre che anche altri sappiano mettersi da parte, in una giovanile che è tra le poche speranze per un Partito Democratico che deve e dovrà superare numerose storiche sfide che la società ora sta lanciando.
Per questo non farò mancare il mio impegno da militante per l'elaborazione politica, il rapporto con le istituzioni, in cui sono stato appena eletto, l'attività territoriale e quanto sia ritenuto necessario dagli attuali e futuri dirigenti, ma anche...
...Per questo presento le mie dimissioni da membro
della Segreteria GD di Circolo al Segretario Ezio Bellentani
e da membro della Direzione GD di Genova al Segretario Federico Tanda.

Alberto Spatola

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mercoledì 5 settembre 2012

Frattocchie 2.012, la risposta PD a Grillo? #Mancheno

Attestato di partecipazione a Frattocchie 2.012
Se avete visto il programma di Frattocchie 2.012 avrete avuto l'impressione di una sequela conferenziera con la ricerca del nome ad affetto come Frecciero e Gianni Riotta, l'ex direttore del Tg1 che ora propaga banalità con quella boriosa posizione nazional popolare che lo rende il "ben pensante dalla parte giusta".
Però il programma è stato stravolto.
Riotta è rimasto, facendo il suo "speech" via Skype perché è "cool", mentre Frecciero niente.
Ma è la parte meno acclamata di Frattochie 2.012 che ha riservato le sorprese più interessanti.
Tutti gli interventi sono stati di livello e, nonostante la mia pigrizia e il mio basso livello di concetrazione, mi hanno fatto produrre una buona dose di appunti utili, facendomi inaugurare l'app "Evernote".
La sala dove si sono svolte le conferenze
Temi estremamente centrati rispetto al tema della tre giorni: dai motori di ricerca, il CEO, con un livello di dettaglio anche sui metodi di scrittura, a come saper "ascoltare" il web 2.0, passando per l'universo dei social network da quelli più classici a quelli emergenti e che presto ci travolgeranno, (parola di Michele Vianello, uno dei migliori oratori) infine il Sabato si è chiuso con una sagace carellata dei diversi modi in cui i partiti (dal PD al Pirate Parti) e i candidati (da Obama ad Hollande) si sono e si approcciano alla rete.
Ma il vero fulcro di questa scuola di partito è stata la simulazione di campagna elettorale: due gruppi, armati di computer, efficente (non troppo) wi-fi reggiano, tanti hastag e contatti e idee brillanti hanno affrontato l'esperimento con l'obiettivo di pubblicizzare i contenuti della Carta d'intenti di Bersani, che quel covo di Bersaniani si ostinava dire essere del PD.
Il cimento nei meandri delle difficoltà di gruppo e dei social network ha portato un gruppo ad azzardare lanciando la falsa candidatura del trentenne Peppe Maiello ottenendo risultati strabilianti, il candidato che aveva adottato come programma la carta d'intenti di Bersani con lo slogan, divenuto hastag, "xpassione", è stato l'idolo del web per due ore ottenendo l'onore delle cronache anche di giornali online, quali la Repubblica.it di Napoli, grazie ad un sapiente  "sfruttamento" degli influecer che si sono poi assai risentiti per la presa per il naso.
Mentre l'altro gruppo (di cui facevo parte) in maniera meno originale, ma comunque brillante ha prodotto contenuti in grado di veicolare le parole chiave della carta d'intenti di Bersani attraverso l'hastag #mancheno.
Il confronto tra i due gruppi è sorprendente, il primo ha mobilitato in poche ore un enorme fuoco di paglia che ha suscitato condivisioni, commenti: una valanga, l'altro come un lento vecchio diesel ha carburato a fatica, proponendo però prodotti di qualità, mano a mano sempre più apprezzati, condivisi e ripresi in rete. Due tecniche completamente differenti che mi hanno fatto riflettere sulle enormi potenzialità della rete, che da piccolo e faticante blogger non potevo immaginare, e sulla ben poca sacralità del mezzo: se fino a qualche anno fa sognavo una catarsi globale grazie al web, con Frattocchie 2.012 ho seppelito questo sogno adolescenziale, sperando di non invecchiare tutto di colpo.
La rete è solo un mezzo che consente di gestire le informazioni e le disinformazioni (almeno queste) in modo orizzontale, un potente mezzo che, usando le parole di un assistente de la Clinton "In quest'epoca chi ha la mania del controllo è spacciato"... non ditelo a Melvin!

Alberto Spatola

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lunedì 23 luglio 2012

Le raccogliamo?

  Civati con Prossima Italia dopo due giorni di incontri ad Albinea, a cui ho partecipato, con tanto di tenda e acquazzone estivo, ha lanciato i referendum proposti e sottoscritti dagli iscritti al PD, ma rivolti a tutti gli elettori del Partito Democratico. Più che dei referendum son delle sfide, delle sfide di democrazia, delle sfide di partecipazione con l'ambizione di incentrare il dibattito verso le politiche del prossimo anno sui temi del paese e non solo sulle sigle e sui cognomi che dovranno guidare (dove?) l'Italia. C'è voluto un fine settimana di buon cibo, di gentilissima ospitalità, di ironia e autoironia per tirar fuori questi e altri colpi di genio, sosteneteci: sfide così non si vedono tutti i giorni, che ne dite, le raccogliamo?                                        A voi la scelta.                                Vuoi saperne di più: clicca qui per aggiornare il PD.




giovedì 21 giugno 2012

Ho messo piede in una sezione di Partito

So non essere ormai una cosa alla moda, ma ieri sera ho messo piede in una sezione di Partito, del Partito Democratico di Sestri Ponente.
In un mondo in cui son tutti tecnici, comici, "società civile" io mi permetto di pubblicare la ricostruzione del mio intervento di ieri sera ad una riunione degli iscritti del Circolo su l'analisi del voto (quello delle amministrative) e sulla situazione politica generale 
(Come sono alternativo, come sono di sinistra! :D ).

Vorrei fare un'analisi del voto che non guardi al passato, che non spieghi cosa è successo più di un mese e mezzo fa nell'urna, ma che sappia indicare cosa fare nei prossimi mesi e, perché no, anni.
Partirei dal fatto del giorno (ieri) l'autorizzazione all'arresto di Lusi, l'ex tesoriere della Margherita, che il Senato ha approvato: i sondaggisti e i giornalisti nei giorni scorsi si erano già adoperati, come iene prone sul cadavere morente, a calcolare che nel caso in cui il Senato avesse "salvato" Lusi il Movimento 5 Stelle avrebbe guadagnato nei sondaggi un 2% senza muovere un dito. Questo è si un dato preoccupante, che rappresenta il clima di "antipolitica", che è stato rappresentato e descritto con gli interventi precedenti, ma ci pone di fronte ad un fatto importante, ad un radicale cambio sociologico e mentale dell'elettorato: i cittadini non votano più solo secondo ideologia, ma guardano anche nei fatti quali politiche un Partito porta avanti e se i propri rappresentanti sono all'altezza del compito assegnato.
Il Partito Democratico deve recuperare su questo piano, la composizione sociologica del nostro elettorato è troppo tradizionale, al massimo abbiamo acquisito, colle ultime tornate, un po' di voto centrista o di centrodestra che vede in noi l'unica forza, per fortuna sia ben chiaro, responsabile. Un dato soltanto per confermare questa analisi, la distribuzione delle preferenze alle amministrative genovesi: gli elettori hanno votato solo le candidature di "zona" se provenivano da una certa area politica e i "capi corrente" se provenivano da un'altra cultura politica, non sono state premiate le candidature "nuove" e portatrici di una visione trasversale della città.
Per innalzarci rispetto lo zoccolo di elettorato tradizionale, frutto di un radicamento storico e recente nella società che va perseguito ancora, serve proporre una idea chiara del paese, di società e del mondo.
Se Grillo propone in maniera netta di uscire dall'Euro, noi dobbiamo avere il coraggio di dire con forza qual è la nostra idea d'Europa contrapponendoci al rigorismo finanziario proposto ottusamente da molti nell'Unione. A tal proposito mi preme dire che non è gradevole vedere dirigenti del nostro Partito gioire dinnanzi alla vittoria della destra di Nea Dimokratia, che ha condotto la Grecia verso il disastro truccando i conti pubblici in maniera disonesta con il proprio popolo, dobbiamo saper dir no ad un rigorismo ottuso, di cui la Germania si fa capofila, perché non è un pensiero, una questione, che rimane in Europa e coinvolge quattro burocrati di Brussel, ma porta anche a fare scellerati "patti di stabilità" che strozzano gli enti locali, anche quelli che hanno le risorse, e che si ritrovano costretti, come Doria da noi a Genova, ad innalzare l'IMU anche sulla prima casa.
Dobbiamo essere inoltre netti anche su altre questioni non prettamente economiche. Prima è stata citata l'esternazione di Fioroni, a me personalmente non scandalizza che Fioroni dica di essere contrario alle coppie di fatto, anche se non condivido una virgola di ciò che ha detto e considero la sua posizione a dir poco medievale, a me scandalizza Fioroni quando fraternamente abbraccia Mastella al Family Day, mentre il governo Prodi diceva tutt'altro, e la mia paura è che una volta che la posizione di Fioroni si sarà misurata alle primarie questo continui a fare opposizione interna, minando la nostra capacità di governo, come molti fanno con Bersani e Fassina sulle posizioni in merito alla politica economica.
Se facciamo chiarezza sulle nostre posizioni potremmo rendere il Partito Democratico forte e in grado di vincere riconquistando fette di elettorato che si son perse e questa operazione è quanto mai necessaria in un momento in cui la destra, il nostro competitor storico, è debole e diviso, perché non scordiamoci che se si unissero saprebbero ricompattare ancora il loro elettorato e per destra intendo anche l'UdC perché, scusatemi, non riesco a considerarla diversamente: è frutto di una scissione, a destra, della DC.
Su questa via è necessaria un serio rinnovamento, e badate bene non servono a mio parere "rottamazioni" e colpi d'ascia, lo dico da vent'enne e da militante di questo Partito da oltre quattr'anni e di cose, relativamente, ne ho viste, serve quella che Bersani chiama "Maastricht della politica" cioè adeguarci alle consuetudini in voga nel continente: possiamo considerare Blair uno dei leader più longevi che ha riformato, a suo modo, i labour portandoli al governo per dodici anni, dopo cinque anni di opposizione, e ora fa, beatamente strapagato, conferenze nel mondo e si è potuto convertire al cattolicesimo perché se no prima la regina lo "bastonava", non fa più politica.
In questo senso, non vanno ridicolizzate le "primarie aperte" che Bersani ha indetto per l'autunno, dando prova di essere un leader all'altezza di far passi indietro, facendo una cessione di potere, perché lui sarebbe stato come Segretario legittimato a fare il candidato premier, mentre ora con le primarie che ci attenderanno si metterà in gioco e speriamo così di poterci riconnetere coi nostri elettori e disegnare la nostra visione di paese, d'Europa, della società per poter vincere nel 2013 e governare questo paese per cambiarlo al meglio.
Grazie!

Alberto Spatola

mercoledì 9 maggio 2012

... Grazie! P.S.: Auguri Europa!

*413 dato ufficiale!
Colgo questo spazio per ringraziare ufficialmente tutti i miei elettori, ma non solo.
Sono ben contento della mia affermazione personale, che mi vede primo degli eletti nel Municipio VI MedioPonente, ma ancor più delle molte persone capaci e oneste che comporranno la squadra del PD e del centrosinistra nelle istituzioni.
Non mi voglio perdere in inutili analisi del voto, ma è per me chiaro come dal voto di Domenica e Lunedì emerga come stiamo vivendo un interessante, quanto pericoloso, cambio d'epoca, non solo dal punto di vista politico: è perciò importante che nelle istituzioni e nella società ci siano persone adatte, io spero d'essere tra queste.
Il mio risultato è frutto di un lavoro collettivo, soprattutto di molti ragazzi che vorranno insieme a me occupparsi e conoscere i problemi della città, spero quindi nel mio ruolo sul territorio di non deludere, ma per dar corpo ai tanti progetti che abbiamo a cuore ritengo sia necessario votare MARCO DORIA il 20 Maggio al ballottaggio: è più di un consiglio, è il migliore modo per farci auguri di buon lavoro e per portare avanti insieme il radicale cambiamento di cui ha bisogno la nostra città!

... Grazie!



Alberto Spatola

mercoledì 11 aprile 2012

Apriamo la città, un progetto!

Per il Comune io sostengo GAGGERO!
Per uno che si è candidato a 20 anni è naturale pensare come Genova possa essere una città anche per giovani.
Per uno che si è candidato a 20 anni per il Partito Democratico è naturale pensare che aprire la città ai giovani significa integrare, significa fare una offerta culturale diffusa su tutta la città e che sia una offerta culturale multiculturale: cultura è integrazione! Vi sono molte esperienze su come dall'incontro delle diverse culture che Genova può offrire possano nascere progetti interessanti e utili ai quartieri: vanno premiate e valorizzate! So che può sembrare un sogno.
Parlo di offerta culturale perché si deve, nel PD e non solo, riscoprire il valore della cultura, cultura di qualità. Per questo io penso che si debba rivedere il modo in cui gli enti locali, anche se non soprattutto i Municipi, sostengono le associazioni e le loro attività, proviamo a sperimentare il "microcredito culturale": ripartiamo dai più piccoli! So che può sembrare un sogno.
Sperimentiamo modi e metodi, già portati avanti, per rendere le ripetizioni scolastiche un servizio maggiormente qualificato e che esca dal "nero": tutti devono avere una opportunità! So che può sembrare un sogno.
Per fare tutto questo è necessario ripartire da ogni singolo territorio e nel MedioPonente è una grande occasione la possibilità di costituire in Villa Rossi un polo associativo, un "art factory", ristrutturando i locali, ma soprattutto ridando corpo ad un progetto che va sostenuto a partire dal livello municipale. So che può sembrare un sogno.
Per fare tutto questo è necessaria TRASPARENZA e PARTECIPAZIONE, per questo noi pensiamo che i ragazzi debbano essere coinvolti e informati nelle attività del Comune per poter influire e dire la loro: perciò ritengo che sia fondamentale e utile istituire un Consiglio Comunale dei Ragazzi! So che può sembrare un sogno.
Può fare molto altro l'istituzione municipale e comunale per aprire la nostra città: fornire assistenza e formazione ai giovani che volessero gestire o fondare associazioni, creare ostelli che non siano cattedrali nei deserti, perché no facciamone uno nel ponente, favorire la sinergia tra le scuole e le associazioni sportive... So che possono sembrare sogni, ma ho più di un sogno ho un progetto.

Alberto Spatola

venerdì 17 febbraio 2012

Mio intervento nell'assemblea del Partito Democratico di Genova del 15/2/2012

Domenica il messaggio da parte degli elettori è arrivato forte e chiaro, sta a noi non essere sordi nè ciechi. Gli elettori hanno chiesto che ci sia un radicale cambiamento e chi verrà a gestire la federazione dopo Rasetto, che per me non deve fare né passi di lato nè inciucci, ma fare semplicemente un passo indietro, il commissario o chiccessia dovrà sapere cogliere la richiesta degli elettori, con coraggio, e deve saper scegliere per le elezioni candidati autorevoli e radicati nei territori e nella città, perché il nostro obiettivo è vincere.

Per gestire questa situazione non potremmo accettare nomi da Roma, il nostro è un partito regionale, sia ben chiaro che non accetterremmo nessuno catapultato, coi Lusi e con le Melandri non si vince! Noi al Senato in Liguria potevamo vincere se non fosse stato per Lusi e la Melandri e non vogliamo commettere lo stesso errore, questa città la vogliamo governare!

Domenica è stato inoltre chiaro che gli elettori hanno votato contro la classe dirigente del nostro Partito per cui è tempo che si assumano le loro responsabilita. No, no io non ci sto. Non ci sto a dividerci equamente le responsabilità, c'è una classe dirigente che ha fatto degli errori e deve mettersi da parte. Ricordo, vorrei ricordare a tutti che l'attuale Segretario Rasetto, a fianco a me, ha fatto due mandati e già dopo il primo ha ricevuto critiche dalla stessa classe dirigente eppure è stato riconfermato è doveroso che questi ammettano di aver sbagliato e se non lo faranno abbiano la decenza di non aver voce in capitolo nella scelta del successore e non provino a riciclarsi con triumvirati e accordi che tutti capiremmo, anche senza l'aiuto dei giornali, essere un passaggio da una segreteria ad un caminetto caldo e rassicurante, ma non in grado di gestire il nostro Partito.

Ci viene quindi chiesto di fare scelte coraggiose, di cambiare, di innovarci, gli elettori Domenica hanno votato per unirci, non per dividerci e noi dobbiamo essere uniti nel cambiamento, uniti nel rappresentarli, perché la sinistra per vincere ha bisogno di noi a Genova come altrove, la sinistra per vincere ha bisogno di un Partito Democratico della partecipazione, plurale, aperto se pur chiaro nei programmi, il Partito Democratico vero, insomma quello delle primarie!

Grazie

Alberto Spatola

martedì 14 febbraio 2012

Sulle primarie di Genova

Venticinquemilanovanta persone ai seggi, per votare. Ieri a Genova è successo questo, nonostante il freddo polare e il vento gelido, grazie a centinaia di volontari.

Le primarie sono una festa della democrazia. Ieri, chi ha partecipato alle primarie, chi è stato nei seggi, nei circoli delle associazioni e all’aperto nei gazebo, ha respirato l’aria frizzante dei grandi avvenimenti: gli scrutatori indaffarati a compilare moduli e consegnare schede, la focaccia calda, le stufette mal funzionanti, il via vai e le code di elettori, allegri e attenti, che si rincontrano dopo tempo, preoccupati di aver sbagliato seggio o di non avere tutti i documenti. Chi ha partecipato alle primarie ha sentito la gioia e la tensione dell’attesa per i risultati. Soprattutto, ieri chi ha partecipato alle primarie ha vissuto l’entusiasmo e la responsabilità del voto, il senso del coinvolgimento e della rigenerazione, la voglia di partecipare dei Genovesi.

La democrazia ha parlato e gli elettori hanno sempre ragione. Il rispetto della sovranità degli elettori è la cifra del Partito Democratico, che ha sempre sostenuto l’organizzazione delle primarie per conoscere la volontà del popolo del centrosinistra, non per imporgliene una diversa. Il PD esiste per farsi interprete di questa volontà.

Marco Doria ha vinto. Vince sempre il candidato migliore; a Genova, ha vinto quello che ha saputo rappresentare di più il cambiamento e il nuovo, quello che ha presentato la proposta più convincente per la città.

Gli elettori del centrosinistra di Genova, col voto, hanno deciso una svolta e chiesto il rinnovamento. È un messaggio forse inatteso, ma non sorprendente, né sbagliato, che va recepito. I diecimila elettori che non si sono recati ai seggi, pure, hanno mandato un segnale inequivocabile di stanchezza e disaffezione. Gli elettori hanno dimostrato di aver colto appieno il senso vero delle primarie, quello di uno strumento per dialogare coi partiti, e hanno fatto uso responsabile di questo strumento, per mandare chiaro e forte un segnale di rottura, senza dar spazio alla destra.

Le primarie come quelle di Genova, per queste ragioni, sono sempre una vittoria, a prescindere dagli esiti.

Le candidate espressione del Partito Democratico di Genova, tuttavia, hanno perso. Gli stessi elettori del PD hanno preferito di gran lunga Marco Doria. La sconfitta non deriva da errori tattici del Partito—avrebbe dovuto, si dice, indicare un solo candidato o invitare i suoi elettori a non votare terzi candidati—, perché le primarie non si vincono né con l’aritmetica, né con la geometria.

Le primarie si vincono con la proposta più forte, senza personalismi e arroganza. Il Partito Democratico di Genova e le sue candidate hanno perso le primarie, perché non hanno interpretato le aspirazioni degli elettori genovesi, il loro spirito, la loro volontà di rinnovamento. Il PD Genova ha perso le primarie perché non ha colto per tempo i segnali d'insofferenza dei Genovesi nei suoi confronti e verso l'amministrazione e non ha percepito il logoramento del suo rapporto colla città.

Il Partito Democratico di Genova è stato il cuore di queste primarie, perché dal PD e non da altri è nata la forte volontà di svolgerle. Il PD, per questo, non può ignorare il segnale che viene dal voto; deve fare autocritica e non deve nascondersi, né può permettersi di contestare gli esiti del voto o lo strumento delle primarie. Il PD Genova, con umiltà e rispetto per i suoi elettori, deve farsi di nuovo rappresentante della sua città e dei Genovesi e non viceversa.

I ragazzi di Wiprogress.org

lunedì 19 dicembre 2011

Cosa si augurano i giovani per il 2012

Pubblico un mio articolo uscito questo mese sul giornalino del Circolo del Partito Democratico di Sestri Ponente:

Nel 2010 i giovani erano una generazione senza voce, tutti si chiedevano dove fossero: ci pensavano sonnolenti per via di anni di TV.

Nel 2011 abbiamo guadagnato spazio, è ora chiaro a tutti che i giovani esistono. Con la primavera araba, con gli indignati di Stati Uniti e Spagna, coi tanti precari che chiedono futuro e, non ultimi, con gli “angeli del fango”, i giovani partecipano, fanno originali e interessanti proposte, portano avanti legittime richieste, si sporcano le mani.

Se continueremo a percorrere questa strada, col 2012 arriverà il momento in cui i giovani non avranno solo voce, ma terreno fertile per le loro idee e la capacità di rappresentarle nella società.

La “generazione del futuro” di fronte all'anno prossimo si fa molti auguri, pur consapevole che non è un'epoca di sogni da realizzare, ma, per il momento, di conquiste da difendere.

I giovani vorrebbero, svegliandosi dalle baldorie di San Silvestro, aver la possibilità di conquistare un posto di lavoro e avere uno Stato che investe nell'istruzione: perché i cittadini, ancor di più se giovani, non devono sentirsi voci di bilancio, ma membri di una comunità.

La mia generazione vorrebbe, masticando il carbone della prossima epifania, poter costruire una politica che inizi ad affrontare grandi questioni, per esempio il tema del cibo, tra le radici profonde delle rivoluzioni mediorientali, il tema della cementificazione e la tutela del verde. Per poter toccare questi argomenti, i giovani vogliono la possibilità di influire sulle scelte del paese: i ragazzi chiedono partecipazione!

Gli auguri che i giovani si fanno per l'anno prossimo sono ben più numerosi dei pochi da me scritti, ma ho scelto solo questi auspici perché non c'è maggiore originalità, in questa generazione, che nel voler uscire dalle brutture delle città riscoprendo i territori, e, al tempo stesso, nel sentirsi globalizzati e figli di un'unica cultura europea.

Per capire se queste speranze, volute con impazienza, porteranno con sé qualche sbaglio dovremmo superare ancora molti “San Silvestro” e mangiare altro carbone, intanto non ci resta che lottare.

Alberto Spatola

domenica 4 dicembre 2011

Mettendo a posto la camera...

Mettendo a posto la camera ho trovato una "lettera" scritta per una assemblea d'istituto al liceo Gobetti di circa un anno fa, la pubblico tardivamente volentieri:
Caro Babbo Gobetti,
non ti chiamiamo così per un'eccessiva ironia studentesca, ma perché ci riconosciamo in te come fossi un babbo, un padre. Come un padre che è da esempio, un padre come punto di riferimento, un modello.
In questa giornata, da un'Italia per certi aspetti simile a quella che tu hai vissuto, ti scriviamo non per richiedere doni, ma per esprimere, sfogare, esternare la nostra impazienza e così, in un rito collettivo, squarciamo il velo d'ipocrisia che avvolge la scuola.
Tu, babbo Gobetti, che hai saputo rinunciare a cariche offerte perché mettevi la cultura personale al primo posto, tu che hai saputo essere uno studente modello, ma in modo critico, sei il paradigma di come dovrebbe essere la classe studentesca, la nostra generazione quest'oggi, in quest'epoca: nonostante l'apparente gracilità e debolezza, sei stato, e noi vorremmo essere, un faro di cambiamento e, perché no, di ribellione, in un paese addormentato, che al tuo tempo declinò in un sonno ventennale, mentre noi lo vorremmo tener desto; ed è per questo che ti spieghiamo il perché del nostro prostestare."

Alberto Spatola

sabato 19 giugno 2010

L'osservatore Disumano, in ricordo di Josè Saramago

Due giorni fa è morto il premio nobel per la letteratura Josè Saramago, uno scrittore noto ai più, in Italia, per aver attacato, parafrasando le catilinarie, il governo Berlusconi. Le polemiche, oltre ad essere state un caso politico, sono state anche un caso editoriale perché al nobel portoghese non fu concesso di pubblicare il libro "Il quaderno" con la casa editrice Einaudi (di casa Berlusconi) per le critiche al presidente del consiglio: una delle tante metafore, una delle tante immagini, che possono rappresentare l'Italia del conflitto d'interessi.
Non è di Berlusconi che voglio scrivere però, ma di come chi ha avuto la fortuna di poter leggere, anche solo un libro di Saramago, sia rimasto affascinato dalla sua capacità narrativa, dalla sua abilità di inserire nell'inconscio del lettore i suoi personaggi.
La morte di Saramago, per chi lo ha incontrato tra le sue pagine, spero possiate perdonarmi il meccanismo psicologico della proiezione che sto adottando, è qualcosa che ha preso alla sprovvista, perché, abituati al suo materialismo, alla sua schiettezza, al suo voler omaggiare il quotidiano, la persona con le sue debolezze, abituati alla semplicità con cui esprimeva la sua immensa cultura, pur pemettendosi il vezzo di frasi lunghissime, fatte di sole virgole, lo consideravamo immortale.
Lo consideravamo immortale per la veemente umiltà con cui schiaffa le sue certezze e i suoi dubbi, lo consideravamo immortale perché è stato come un padre letterario, un maestro, oserei, di vita, che ha saputo trasmettere con le sue storie più di qualche romanzo o poesia, ma i tanti pezzi che compongono la sua persona, la difficoltà sta nel metterli insieme, il problema è da dove partire.
Si può partire dal suo Portogallo presentato con tutta la sua aretratezza, elevata a richezza, descritta negli anni '80 con "Viaggio in Portogallo", oppure dal suo eccentrico iberismo che lo ha portato a sognare in "Zattera di pietra" un distaccamento di Spagna e Portogallo dal resto dell'Europa, potremmo mettere insieme lo scrittore e l'uomo Saramago con le parole da lui scritte sulla politica nel romanzo "Saggio sulla lucidità", in cui critica aspramente, attraverso la narrazione, la democrazia, o se preferite, come me, potrete considerare Saramago maestro, padre letterario, amico, saggio, per come considera con estrema gentilezza, con un rispetto, ormai introvabile, le donne in ogni suo libro, un amore che nel quotidiano esprimeva verso sua moglie Pilar, e nell'arte dello scrivere, verso ogni donna che ha descritto tra le sue pagine venerandole per la loro semplicità, la loro bellezza, presentadole con le loro mille sfacettature come solo chi non si arrende alla complicatezza femminile sa fare, anzi meglio, perché lui è Saramago.
Tra i tanti punti di vista da cui procedere, per mettere insieme il mosaico letterario e umano del nobel Saramago, L'osservatore romano ha ben pensato di iniziare dalle due tessere più visibili, ma anche più scontate, banali ed idiote, perché se prese per prime inevitabilmente rendono l'intero percorso difficoltoso, incompleto, non in grado di far cogliere le tante, continue sfumature dello scrittore portoghese: le due tessere dell'ateismo e del comunismo di Saramago.
L'opinionista, nonchè "osservatore", Claudio Toscani si diverte in un percorso storico-letterario, (sarò io che ricerco senza tregua l'originalità, ma un articolo di giornale con un procedimento cronologico è illegibile) in cui rinfaccia con tanta facilità, quanta è la mancanza di riferimenti, "l'onnipotenza (presunta)" e la facilità con cui Saramago, da "populista estremico", sputa sentenze, e nel vaticanamente proporre queste etichettature non si scorda di considerare, per esempio, l'ultima opera dello scrittore "inaccettabile", alla faccia della critica fatta, poche righe prima, al nobel accusandolo di dare giudizi banali sulla non esistenza di dio.
Ma come non volevo prima parlare di Berlusconi, non voglio nemmeno ora limitarmi a far le pulci ad un articolo dettato dalla paura di vedere le certezze, così ben conservate tra la cellulosa de "L'osservatore", messe in dubbio da un uomo geniale e irriverente come è e sarà Saramago. Quel che voglio porre in risalto è la difficoltà di scrivere dopo la scomparsa dell'uomo e dello scrittore portoghese che ha espresso in modo graffiante, sino all'indecorso, l'umanità di ogni suo personaggio, quindi anche di Gesù di Nazareth ne "Il vangelo secondo Gesù Cristo", e invece la disumanità di chi pretestuosamente accusa il nobel di non considerare le stragi del comunismo sovietico, mentre condanna le crociate, questo quando Josè Saramago ha fatto parte di quel gruppo di scrittori latini d'ispirazione marxista che hanno guardato con estremo rispetto a Ernesto Guevara e più recentemente al movimento zapatista, ma si son tenuti ben lontani dal comunismo reale dell'U.R.S.S..
Quale disumanità ha fatto vibrare la penna de "L'osservatore romano" il giorno dopo la morte del nobel portoghese per attacare la persona con l'obliquità di chi si trincera dietro una critica alle opere?
Come è possibile aver così poco rispetto per la scomparsa di una persona, prima ancora che nobel?
Non so che farà la redazione de "L'osservatore" per scolparsi di quella che loro consideraranno la giusta difesa di un dio a costo di qualche pedata all'anima di uno scrittore che crede di non averla, senza capire che la maggior violenza è attribuire a forza un'anima ad un ateo, ma io invece per celebrare Saramago, col mio grezzo ascetismo, frenerò l'impulso di finire l'intera bibliografia di Josè Sousa (reale cognome) in breve tempo, per invece diluire le letture nel tempo finendo con la giusta meditazione il mosaico del nobel seguendo, probabilmente sino all'ultimo, la tessera, ormai introvabile, del rispetto verso le donne.

Alberto Spatola

lunedì 3 maggio 2010

Primo Maggio









Testo da cui è stata estrapolata una mia intervista al Corriere di Sestri:


Il primo Maggio è da tutti considerata "la Festa dei lavoratori", ma adesso più che mai è necessario ridargli il significato iniziale: una data simbolo per ricordare la storica lotta ambientata nelle città industriali degli U.S.A. negli anni '80 dell''800.
In quegli anni si è versato il sangue degli operai di Chicago, con quelle morti iniziarono i primi scioperi per le otto ore lavorative. Quelle battaglie operaie erano spesso capeggiate da sindacalisti italiani, migrati per il lavoro come coloro che oggi respingiamo; questo ci deve far riflette sull'importanza di questa "festa dei lavoratori", perché sarebbe bene ripartire dal ricordo di quel movimento, per riscattare i tanti diritti, dei lavoratori e non solo, calpestati in questi anni.
Se per ricordare la resistenza si è soliti andare sulle montagne, per celebrare il 1 Maggio si dovrebbe andare nelle fabbriche: dove si è costruito un senso di comunità che non va perso.

Alberto Spatola

martedì 6 aprile 2010

L'anticlimax che serve al globo


In questi ultimi mesi abbiamo visto una schizofrenica serie di riunioni internazionale dall'agenda estremamente trasversale: non si è più discusso dell'ombelico dei grandi del pianeta, ma dei temi globali che stanno sconvolgendo tutti i paesi.
Questo è stato probabilmente il frutto della nuova guida alla Casa Bianca che ha chiuso con la politica, perdonatemi l'immediatezza, imperialista di Bush per passare al tanto agognato multipolarismo che però, alla prova dei fatti sta arracando tra le nazioni che non si ritrovano in questo futuribile nuovo ordine globale.
Gli U.S. stanno seguendo un climax di coinvolgimento degli altri paesi, dal G2 all'assemblea di Copenhaghen, mentre il mondo i giovani in primis, stanno seguendo un "anticlimax Glocale": sempre più le iniziative, i cambiamenti partono dal "locale" per sconvolgere attraverso il propulsore di internet, l'intera globalità.
Quando la delegazione statunitense andò a Pechino, i media di mezzo mondo salutarono con favore, come se avessero riacquisito una nuova sicurezza, il G2 che si andava profilando e che molti auspicavano essere la nuova guida del pianeta.
Ora questo tandem planetario sta perdendo pezzi e torna ad essere due ciclisti che si danno battaglia tra le curve delle montagne del III millennio.
I due grandi sono falliti sui diritti umani, pretesto nasconde spesso attriti meno confessabili, in questo caso il dilemma dei potenti che si chiedono se è più utile una democrazia (U.S.A.) o una dittatura "efficente" (Cina).
Cina e Stati Uniti, sono caduti nella rete di internet: le multinazionali del virtuale, Google, Yahoo!, Skype (tutte made in U.S.) si stanno confrontando sul come affrontare il nodo a mandorla del controllo degli utenti visto che la Repubblica popolare vuole controllare il suo popolo, ma il web a questi paternalismi non è abituato.
Il titanico in(s)contro tra Pechino e Washington sta mettendo in crisi anche la sfera religiosa. Si pensi all'umile Dailalama che si ritrova ad essere oggetto di un contendere che sembra esclusivamente politico, ma in realtà è religioso (anche se la differenza è ben poca): che farsene della religione nel nuovo millennio? I cattolici cercano di ecumenizzarsi a suon di Opus dei, i protestanti creano chiese in franchising meglio del McDonald, i Sunniti tentano di lanciare sul mercato il prodotto (fallito in partenza) dei Kamikaze, gli Sciiti cercano di creare l'atomica persiana, gli ebrei, scoperto il piacere di non essere sempre solo oppressi, si accaniscono su Gaza. In questo contesto si inseriscono le affascinanti religioni orientali che stanno già conquistando il debole occidente e che in futuro si adatterano alle menti dell'uomo bianco subendo la stessa trasformazione del culto di Iside 2000 anni fa.
Cosa abbiamo imparato dal G2?
Abbiamo imparato che l'anticlimax di cui ha bisogno il pianeta è fatto di democrazie partecipate e locali in cui i diritti siano coltivati giorno per giorno e non demandati a premier e a parlamenti; dovremmo usare il web come strumento per la realtà e non per cyberguerre tra colossi; dovremmo scoprire una spiritualità interiore e un sano ateismo che spazzi via inutili, anzi dannose caste religiose.
All'Aquila col G8, avendo l'Italia in gestione l'agenda il meeting è stato ben poco produttivo e al di là dello show poco è servito.
Un insegnamento può comunque arrivare dal G8 abbruzzese: i popoli sono ormai assuefatti e non sopportano sfilate in monarchico stile dei premier internazionali. Si è arrivati al punto di considerare demagogiche proposte come fare i "G" tramite videochiamata; l'Italia non ha e probabilmente non ha mai avuto un ruolo internazionale sarebbe quindi un bene rafforzare l'Unione Europea invece di farsi un baffo d'ogni direttiva de l'U.E.
Il percorso Obamiano di politca estera ha incontrato poi il G20 negli Stati Uniti che, letto dagli opinionisti d'ogni dove come la miglior conferma dell'autorevolezza del presidente U.S.A., è stato in realtà una sconfitta ben confenzionata. Di fronte all'incalzante crisi economica i grandi della terra non hanno saputo far nulla di più che dichiararsi intenzionati a sconfiggere i paradisi fiscali.
Il climax dei governi ci vorrebbe sempre più consumatori, sempre più divoratori di questo pianeta, ma con un tocco di eticità in più perché combattiamo i paradisi fiscali; l'anticlimax economico dovrebbe invece basarsi sul "meno", azzerare tutte le teorie economiche e proporre un nuovo sistema di progresso (sociale, umano, etc...) che metta al centro la persona e l'ambiente.
Qualche mese fa in Danimarca, sul campo di battaglia dell'ambiente, si è consumato lo scontro tra il climax e l'anticlimax che fin qui abbiamo prospettato: da una parte i governi che non riuscivano a nascondere le loro impotenza di fronte al global warming, dall'altra migliaia di ambientalisti che chiedono di cambiare il corso del pianeta (non so se seguendo l'anticlimax qui esposto) probabilmente (ognuno di quegli ambientalisti) per inseguire un sogno singolo ma che potrà essere comune o fallire.
Una sola sicurezza ci si può permettere di avere e, parafrasando il titolo di una canzone degli Ska-P, "l'impero cadrà": vedremo cosa ne nascerà dalle macerie.

Alberto Spatola