venerdì 14 maggio 2010

Recen-te-mente (Recensione con la mente) -La casa degli spiriti, Isabel Allende- [3]

Quando avrete finito di leggere "La casa degli spiriti", e lo riporrete nella vostra libreria, vi accorgerete che sarà uno dei libri più rovinati, perché, nell'arco di tempo in cui lo avete letto, lo avrete portato con voi d'ovunque, cercando d'essere guidati dagli spiriti, reali e non, che si nascondono tra l'inchiostro.
Appena sarà tra gli altri tomi, i diversi personaggi che vagano per le case e le pagine, ti lascieranno la loro esperienza di vita e di Cile: starà così al lettore decidere se cercare di risvegliare i personaggi o se farli giacere nella propria mente.
Probabilmente qualche regista deve aver provato a risvegliare gli spiriti di questo romanzo su una pellicola cinematografica, ma si stupirebbe nel scoprire che un architetto potrebbe meglio rappresentare questa saga sudamericana tra il reale e il fantastico, la storia e la quotidianità.
Solo un architetto, o meglio un'architetta, potrebbe seguire l'avvicendarsi delle vicissitudini della famiglia Trueba nata dal sudore del padre Esteban, pragmatico e scorbutico, e dalla naturalezza con cui la madre Clara tratta spiriti e persone; solo un'architetta, che dev'essere però in grado di costruire palazzi imponenti e maestosi, come vuol essere questa famiglia, ma di costruirli in fretta perché in qualunque momento questi palazzi potrebbero essere abbattuti dai frequenti terremoti all'interno della famiglia e del paese sconvolto spesso da frequenti scosse naturali o sociali.
Nel libro sono numerosi gli esempi di come l'architettura possa simboleggiare le tante storie che si intrecciano in maniera così fitta da dover usare uno scalpello, piuttosto che un telaio, per dipanarle: la casa delle Tre Marie, tenuta agreste della famiglia, le case di mattoni dei contadini, il palazzo del Presidente, abbattuto dalle forze armate pronte a far cadere quel governo di centro-sinistra così odiato da Washington, e poi la casa dell'angolo, dove vengono narrate la maggior parte delle storie di questo romanzo.
La casa dell'angolo si presenta come una casa ricca, di stile britannico, ordinata con un ampio cortile centrale, ma i corridoi, la cantina, le gabbie dei volatili che vengono in seguito svuotate, le stanze sul retro nascondono le vite tormentate di questi personaggi che sono frutto soprattutto della polvere che il nostro scalpello solleva scuotendo le storie che hanno attraversato il Cile nel secolo raccontato da Isabel Allende attraverso i sorrisi, le bastonate, la fame, di cibo e di libertà, le superstizioni: le scaglie che vengono lasciate dallo scalpello di una storia appasionante.
Infine, ma non meno importanti, per la casa vagano gli spiriti che assecondano le paure e il coraggio di questa costruzione che ci sembra di attraversare guidati dalla penna dell'autrice, ovviamente sotto forma di spiriti, e lasciatemi azzardare dicendo che gli spiriti sentiti dalla famiglia Trueba non sono nient'altro che i lettori , i quali vorrebbero entrare in questo magnifico palazzo che è "La casa degli spiriti".

Alberto Spatola

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